Intolleranza all’incertezza nella diagnosi medica

Immagine di una ragazza su una panchina in apprensione.

Aspettare una diagnosi è un momento di grande incertezza e ansia, durante il quale è normale un aumento di disagio emotivo che può influenzare il benessere psicologico della persona. Questo disagio può essere più o meno di impatto sulla nostra salute mentale in base alla nostra tolleranza (o meglio, intolleranza) all’incertezza.

Più si tollera lo stato di incertezza, cioè quello stato di ambiguità durante una serie di eventi che non sono sotto nostro diretto controllo, più il disagio emotivo, l’ansia e lo stress per l’attesa sono minori.

Viceversa, più si è intolleranti all’incertezza più subiamo stati di angoscia, ansia e stress che peggiorano il nostro umore e che, con il lungo andare, possono portare allo sviluppo di veri e propri quadri psicopatologici.

Ma andiamo in ordine e partiamo da cosa è l’intolleranza all’incertezza e come viene studiata.

Cos’è l’Intolleranza all’Incertezza

L’Intolleranza all’Incertezza viene definita come:

la tendenza di un individuo a considerare inaccettabile la possibilità che si verifichi un evento negativo, indipendentemente dalla probabilità che accada realmente

(Carleton et al.,2007)

Alti livelli di intolleranza all’incertezza possono portare più facilmente a sviluppare sintomi ansiosi e depressivi, preoccupazione eccessiva fino a vere e proprie psicopatologie che possono rientrare nei Disturbi D’Ansia, nei Disturbi dell’Umore o nel Lutto.

Solitamente l’Intolleranza all’Incertezza viene suddivisa in due macro-componenti:

  • Componente inibitoria: si caratterizza per una ridotta probabilità del soggetto di intraprendere un’azione a causa del momento di incertezza.
  • Componente prospettica: è legata per lo più alle preoccupazioni per il futuro, con una tendenza a prevederlo o a ruminare costantemente su di esso.

Intolleranza all’incertezza e diagnosi medica

È oramai noto come l’intolleranza all’incertezza influenzi direttamente la salute mentale, anche quando il momento ambiguo è dato dall’attesa di una qualche diagnosi medica.

È anche vero che questo stato che si genera ancor prima della diagnosi possa influenzare l’aderenza al trattamento, la salute mentale durante esso e, quindi, la prognosi. In alcuni studi è stato anche dimostrato come l’intolleranza all’incertezza abbia effetti sul lungo termine, con un peggioramento della salute mentale anche dopo aver completato con successo il trattamento.

Per questo, molto spesso è consigliato un intervento psicologico che accompagni la persona in tutto il percorso pre- e post-diagnostico, che miri a ridurre gli stati di ansia, agendo anche sulla tolleranza all’incertezza.

Immagine di un'uomo sopraffatto dall'ansia e lo stress.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Come si può gestire l’intolleranza all’incertezza?

È difficile dire come ognuno possa gestire la propria intolleranza all’incertezza nella diagnosi medica. Essendo un tratto strettamente individuale, ha caratteristiche molto variabili da soggetto a soggetto. Molte volte cambia anche come la si dimostra all’esterno: ci sono persone che tengono tutto dentro alimentando uno stato depressivo, altre che invece hanno veri e propri attacchi di panico.

È fondamentale, però, avere alcuni accorgimenti come, ad esempio, quello di limitare la ricerca di informazioni. È quasi normale, oramai, che qualsiasi cosa ci accada venga poi ricercata su internet. Il problema sta quando questa ricerca di informazioni diventa qualcosa di compulsivo, con il risultato di sovraccaricare la persona di informazioni e aumentare l’ansia. Se proprio si vuole ricercare, inoltre, è bene avere due accorgimenti:

ricercare su fonti affidabili (come riviste scientifiche)

limitare il tempo di ricerca per dedicare il restante ad attività che possano, invece, puntare alla diminuzione dello stress e la gestione del momento di incertezza.

Oltre a questo, è importante inserire nella propria routine attività che possano aiutare a diminuire lo stress, accettare l’incertezza e focalizzarsi sul presente. Fra queste ci possono essere attività di respirazione, di accettazione o di mindfulness.

Infine, è importante ricercare un sistema di supporto. Essendo noi degli animali sociali, è normale ricercare la vicinanza di chi ci sta attorno, per questo è più che suggerito parlare delle proprie preoccupazioni ed emozioni con persone di fiducia (parenti, amici, gruppi di sostegno).

Ovviamente, è bene anche prendere in considerazione la possibilità di richiedere un aiuto psicologico professionale che possa essere adeguato alle esigenze.


Lettura consigliata

Il ruolo dello Psicologo in Cronicità – Documento dell’Osservatorio Psicologia in Cronicità dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.

Bibliografia

Carleton, R. N., Norton, M. P. J., & Asmundson, G. J. (2007). Fearing the unknown: A short version of the Intolerance of Uncertainty Scale. Journal of anxiety disorders21(1), 105-117.

Hill, E. M., & Hamm, A. (2019). Intolerance of uncertainty, social support, and loneliness in relation to anxiety and depressive symptoms among women diagnosed with ovarian cancer. Psychooncology28(3), 553-560.

Tan, H. J., Marks, L. S., Hoyt, M. A., Kwan, L., Filson, C. P., Macairan, M., … & Stanton, A. L. (2016). The relationship between intolerance of uncertainty and anxiety in men on active surveillance for prostate cancer. The Journal of urology195(6), 1724-1730.

Diritti

Immagine in copertina: Foto di Ryan McGuire da Pixabay

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