Una delle domande che mi sento spesso chiedere è “come funziona?”. Come funziona l’intervento psicologico? Perché funziona?Tutte queste domande sono collegate fra loro da un meccanismo molto importante per il nostro cervello e che è protagonista del processo di cambiamento che avviene durane un intervento psicologico e psicoterapeutico: la neuroplasticità.
Eric Kandel, premio Nobel per la medicina che ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio di questi meccanismi, definisce la neuroplasticità come “la capacità del cervello di modificare la sua struttura e il suo funzionamento in risposta all’esperienza. Questa capacità di adattamento permette al cervello di imparare nuove abilità, adattarsi a lesioni o malattie e di ripristinare le funzioni compromesse”.
Questa capacità tipica del cervello, che perdura per tutta la vita, è l’espressione di quanto il cervello riesca a riciclare ed economizzare in uno spazio ristretto e con energia limitata. In altre parole, il cervello rimescola sé stesso in modo da poter funzionare “meglio” con un costo energetico minore, eliminando ciò che è superfluo per la vita della persona e rafforzando ciò che può essere più utile.
Andiamo però a dare un’occhiata a qualche meccanismo di base sotteso nella parola “Neuroplasticità”.
Meccanismi della Neuroplasticità
La capacità del cervello di avere una certa plasticità può essere suddivisa in moltissimi meccanismi. Alcuni di questi li conosciamo da molto tempo, altri invece sono ancora in fase di studio. Per poter dare un’idea di quelli che sono i meccanismi di neuroplasticità, riporto qui sotto quattro di questi. È da tenere conto che ne esistono molti di più e che ognuno di essi è composto da una moltitudine di sotto-meccanismi che ancora oggi stiamo approfondendo.
Sinaptogenesi
Uno dei meccanismi di base della neuroplasticità è la vera e propria creazione di nuove connessioni, chiamate propriamente “sinapsi”. Quando impariamo qualcosa di nuovo o acquisiamo una nuova abilità, il cervello forma nuove connessioni sinaptiche o rafforza quelle esistenti. Questo processo consente ai neuroni di comunicare in modo più efficiente e rende le informazioni più accessibili e disponibili.
Neurogenesi
Il cervello sembra essere in grado di generare nuovi neuroni in aree specifiche del cervello, fra cui l’ippocampo, coinvolto nella memoria e nell’apprendimento. Seppure i ricercatori ancora non siano d’accordo sulla sua presenza, è stato notato che nei mammiferi vi è una certa attività di neurogenesi anche in età adulta. Questo consente al cervello non solo di rinnovarsi, ma anche di tamponare gli effetti delle lesioni cerebrali o da una neurodegenerazione.
Riorientamento funzionale
Quando una parte del cervello viene danneggiata o rimossa, altre regioni cerebrali possono riorganizzarsi in modo da compensare o sostituirsi all’area danneggiata, assumendo il ruolo che l’area persa aveva e le sue funzioni. Questo fenomeno, noto come riorientamento funzionale, è un meccanismo che permette al cervello di compensare le lesioni e di recuperare almeno in parte le funzioni perse.
Tale meccanismo è molto importante anche nelle malattie neurodegenerative. Attraverso delle attività specifiche, è possibile riorganizzare le strutture cerebrali per poter compensare le abilità perse con la morte e il danneggiamento del tessuto cerebrale. Ovviamente, questo meccanismo non può essere considerato “la cura” delle malattie neurodegenerative, ma può essere sfruttato con specifici esercizi e uno specifico percorso per poter rallentare la degenerazione e migliorare la qualità della vita della persona.
Modifica delle connessioni neurali
Come dicevamo in precedenza, la plasticità cerebrale coinvolge anche la modifica delle connessioni tra i neuroni esistenti. Attraverso un processo chiamato “rimodellamento sinaptico“, le connessioni tra i neuroni possono essere rafforzate o indebolite in base all’uso o alla mancanza di utilizzo. Questo processo consente al cervello di plasmare le sue reti neurali in risposta all’esperienza e all’apprendimento.
La neuroplasticità negli interventi psicologici
I meccanismi con cui si compone la neuroplasticità hanno in comune lo scopo di riadattare il cervello a nuove esperienze, apprendimenti ed eventi di vita.
L’intervento psicologico o psicoterapeutico, a prescindere dalla teoria che si riferisca il professionista, è un’esperienza che mira a promuovere dei cambiamenti a livello cognitivo, comportamentale ed emotivo. Può essere quindi definito un promotore dei meccanismi di plasticità cerebrale, in quanto aiuta il cervello a riequilibrare le connessioni esistenti, indebolirne alcune e rafforzarne altre.
Nei percorsi psicologici, inoltre, si apprendono molto spesso cose nuove, come abilità, prospettive o tecniche. Questo aumenta, ad esempio, la sinaptogenesi, la creazione di nuove connessioni forti e stabili che accompagnano la persona durante il suo percorso di crescita.
La promozione della neuroplasticità
C’è da ricordare che il percorso psicologico non è l’unico modo per poter promuovere la neuroplasticità. Essendo un meccanismo continuo e variegato, che continua per tutta la nostra esistenza, sono state individuate delle attività che non solo migliorano la qualità di vita e la salute mentale, ma promuovono anche la neuroplasticità.
Esercizio fisico
L’attività fisica regolare, così come consigliata anche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità, ha dimostrato di promuovere la neuroplasticità.
In particolare, l’esercizio aerobico, come la corsa, il nuoto o la danza, aumenta il flusso sanguigno al cervello, trasportando ossigeno e nutrienti. In questo modo, stimola la plasticità attraverso il rilascio di determinate molecole utili ai neuroni, favorendo la formazione di nuove connessioni sinaptiche.
Mantenere la mente attiva
In queste attività può rientrare l’apprendimento, la formazione continua, ma anche il suonare uno strumento, giocare a giochi di strategia, fare cruciverba o dedicarsi alla pittura. Queste attività sfidano il cervello e lo spingono ad attivare i meccanismi di neuroplasticità per poter riadattarsi alle esperienze e migliorare le proprie abilità.
Alimentazione
La neuroplasticità avviene nel cervello e il cervello deve essere in salute per poter utilizzare energia in questi meccanismi. È quindi importante nutrirlo, fornirgli energia che possa essere utile al suo sviluppo e mantenimento.
Un’alimentazione sana, variegata ed equilibrata, adattata alle esigenze della persona, può promuovere la neuroplasticità.
Qualità del sonno
Il sonno è importantissimo per il nostro cervello. Durante il sonno, alcune informazioni vengono elaborate, altre consolidate, altre ancora indebolite. Il nostro cervello fa “pulizia” durante i nostri momenti di riposo, per questo è importante che ci sia una buona qualità de sonno, che include fattori come ad esempio la durata, ma anche l’ambiente in cui si riposa.
Socializzazione
L’essere umano è un essere tendenzialmente sociale e grazie alle interazioni riesce ad apprendere e svilupparsi. L’interazione sociale stimola anche la plasticità cerebrale, in particolare quando abbiamo conversazioni stimolanti, partecipiamo ad attività di gruppo o abbiamo interazioni impegnative.
Consapevolezza e Gestione dello stress
Tecniche di consapevolezza e di gestione dello stress hanno influenze positive sulla neuroplasticità e sulla salute mentale tutta in maniere differenti.
Le tecniche di consapevolezza, come la mindfulness, oltre ad ancorarci nel “qui e ora”, riduce anche i livelli distress, migliorano l’attenzione e la concentrazione. Questo miglioramento delle abilità cognitive è dato anche dalla sua influenza sulla neuroplasticità e, in particolare, sulle modifiche funzionali delle singole sinapsi, agendo in maniera simile, ma non uguale, al sonno.
Rispetto invece a tecniche di gestione dello stress, come possono essere lo yoga, la respirazione profonda o l’ascolto di musiche rilassanti, queste migliorano l’afflusso di sangue nel cervello, la sua ossigenazione e il suo rilassamento. Riducendo lo stato di allarme dato dall’ansia e dallo stress, il cervello ha più energia da poter dedicare ai meccanismi di neuroplasticità.
Conclusioni
Per rispondere alle domande sopra, possiamo dire che gli interventi psicologici si appoggiano tutti a questa capacità cerebrale e sulla sua promozione.
Capacità cerebrale che, secondo gli studi recenti, non solo ci permette di “fare economia” in uno spazio chiuso con risorse limitate, ma che ha i suoi enormi benefici in termini di salute mentale e qualità della vita.
Bibliografia
- Doidge, N. (2007). The Brain That Changes Itself: Stories of Personal Triumph from the Frontiers of Brain Science. Penguin Books.
- Kandel, E. R. (2006). In Search of Memory: The Emergence of a New Science of Mind. WW Norton & Company.
- Sened, H., Zilcha-Mano, S., & Shamay-Tsoory, S. (2022). Inter-brain plasticity as a biological mechanism of change in psychotherapy: A review and integrative model.
- Pascual-Leone, A., Amedi, A., Fregni, F., & Merabet, L. B. (2005). The plastic human brain cortex. Annual review of neuroscience, 28, 377-401.
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